L'arte del terrazzo alla veneziana

Nasce dalle più antiche tradizioni italiane ed è stata tramandata per secoli di padre in figlio. Già i romani decoravano i pavimenti delle case patrizie con splendidi mosaici. Una tradizione poi adottata anche nella case rinascimentali e continuata fino ai nostri giorni.

Le tecniche del seminato alla veneziana

Quella più antica detta "a umido", quella "a secco" e ancora la "graniglia alla genovese". Ogni tecnica ha i suoi vantaggi e le particolari applicazioni.

Il vero terrazzo alla veneziana

Quando si parla di
seminato alla veneziana, ci sono due tecniche di lavorazione prevalenti: quella a secco e quella a umido. In realtà, solo quella a umido rispetta l'antica arte della tradizione veneziana e prende il nome di terrazzo.
Domenico Astegiano segue rigorosamente la tradizione della tecnica antica a umido, utilizzando strumenti moderni solo per migliorare alcune fasi del lavoro - come la lucidatura -al fine di garantire un risultato finale impeccabile. Di seguito un confronto tra le due tecniche e i rispettivi vantaggi.
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Sopra, un esempio di terrazzo alla veneziana realizzato con il metodo antinco. Ben visibili i sassi in marmo di granulometria superiore che costituiscono lo stile caratteristico della tecnica.

Terrazzo alla veneziana (tecnica a umido)


Sottofondo
Sulla struttura portante perfettamente piana, il costruttore deve predisporre un sottofondo in sabbia e cemento che lasci uno spazio utile di due o tre centimetri di altezza, su cui eseguire il terrazzo.
Tappeto in graniglia
Il terrazzista impasta con cura in betoniera il tappeto composto da cemento, polvere di marmo e graniglia di vari spessori. Al momento opportuno, l'impasto viene poi gettato sul sottofondo opportunamente inumidito. Questo strato ha uno spessore di due/tre centimetri.
Semina
Si procede quindi alla precisa semina dei sassi più grossi - granulometria n° 5, 6, 7 e anche superiore - che sono poi battuti e in seguito rullati.
Vantaggi del metodo antico
• Una maggiore aderenza al sottofondo del pavimento in seminato;
• La possibilità di colorare il cemento con la polvere di marmo permette di armonizzare il colore del legante al colore dei sassi di marmo.
• L’ utilizzo contemporaneo di diverse granulometrie di marmo, da quelle più piccole a quelle più grandi, riduce visivamente la presenza del "legante" (il cemento) a vantaggio dell’uniformità del tappeto di semina.
• Con il metodo antico, prende forma la parte più artistica, dove oltre alla semina, la battitura delle granulometrie più grosse determina "la mano" del seminato.
• La campitura (lo spazio di lavoro) non può essere superiore a circa 30 metri quadri al giorno.Per superfici più grandi si creano dei bordi realizzati con fasce o cubetti oppure si utilizzano particolari giunti di dilatazione.
• L'utilizzo del cemento "ammazzato" ovvero mischiato con la polvere di marmo rende l'impasto più morbido per una migliore adesione al sottofondo senza crepe durante l'assestamento e altre imperfezioni.
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Sopra, un classico esempio di seminato alla veneziana, dove la distribuzione dei vari frammenti è molto omogenea e la granulometria differisce poco.

Seminato alla veneziana (tecnica a secco)


Sottofondo
Sulla struttura portante perfettamente piana, il costruttore deve predisporre un sottofondo in sabbia e cemento che lasci uno spazio utile di due centimetri di altezza, su cui eseguire il seminato.
Tappeto in cemento
Sopra al sottofondo è gettato, a secco, un tappeto di cemento e graniglia fine dello spessore di circa cm 1,7 del colore desiderato.
Semina
Si procede quindi alla semina dei sassi di granulometria n° 5; il pavimento è in seguito bagnato ed i sassi sono rullati.
Vantaggi del metodo a secco
• Costi più ridotti rispetto alla tecnica antica.
• Senza utilizzare giunti di dilatazione, si possono realizzare campiture anche oltre i 30 metri quadri al giorno.

Il pregio della tecnica antica: i veri terrazzi alla veneziana

L'ottimo fissaggio del terrazzo alla veneziana al sottofondo riduce la possibilità della formazione di distacchi e crepe. Il risultato è una decorazione capace di resistere nel tempo mantenendo invariata la sua bellezza. Inoltre, utilizzando il tappeto iniziale già composto da sassi di marmo di piccola granulometria, quando l'artista esegue la semina e batte verso il basso i sassi più grossi, quelli adiacenti vengono spinti in superficie andando a determinare l'omogeneità della campitura. I dettagli si vedono nei risultato finale visto che il legante stesso (vale a dire il cemento) rimane meno visibile, a completo vantaggio del marmo. Questa peculiarità è ulteriormente messa in luce dalla fase di levigatura finale e lucidatura a piombo.

La graniglia alla genovese

Questa lavorazione, diffusa - come di evince dal nome stesso - nella zona ligure sin dai tempi più antichi, prevede la stesura del tappeto con sassi di granulometria molto ridotta (massimo n°4) che vengono sempre impastati in betoniera con cemento e polvere di marmo ma si salta la fase di battitura dei sassi più grandi. Il risultato è una pavimento con una granulometria molto fine, dall'effetto molto particolare. La graniglia è spesso usata per creare più forme con vari giochi di colore.
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